Namche Bazar, la “capitale” della valle del Khumbu, un nome mitico tante volte letto nei libri di montagna o sentito alle presentazioni delle imprese alpinistiche.
Gino, la guida alpina della Valtellina che abbiamo conosciuto dice che rispetto a dieci anni prima tutto è cambiato; ora tutti i lodge hanno la luce elettrica grazie alla centrale di Thami, e c’è l’acqua corrente, anche se non potabile, almeno per noi europei che ci accontentiamo di purificarla con le pastiglie.
Proprio con Alda e Gino passiamo due divertenti serate nel lodge “Sangri-La”, in compagnia del figlio adottivo della titolare (che poi è la sorella di Lhapka, lo {it:sherpa} che lavora presso il loro rifugio) che fa i compiti in inglese; quello dell’istruzione è un grosso problema per le genti del Khumbu; le scuole ci sono ora (a Kumjung c’è quella costruita proprio da Sir {it:Edmund Hillary}) ma spesso i bambini fanno fatica ad andarci perché devono lavorare e contribuire alla famiglia; addirittura nei giorni precedenti avevo letto sul quotidiano in casa di Marcello una strana cattiva abitudine nepalese: le ragazze solitamente non vengono mandate a scuola (le ragazze sono da maritare, e non sembra utile investire nella loro formazione), per questo il governo propone un incentivo di un paio di litri di olio per ogni mese di frequenza; capito il trucco i genitori “forzano” i professori a bocciare le ragazze, per permettersi la provvista di olio per altri anni; una pratica che lascia a dir poco esterefatti.
Conosciamo anche un divertentissimo inglese che sembra capitato per caso a Namche; ci racconta che, pur essendo per sua stessa ammissione “the fittest one of my friends”, sta facendo una fatica bestia a salire di quota e che probabilmente si fermerà qui per tornare indietro; ci beviamo un goccio del Rhum che copiosamente versa anche al suo sherpa e di bicchiere in bicchiere il discorso si fa sempre più fumoso e divertente, discutendo di politica e costume tra Italia ed Inghilterra.
Phakding Namche Bazar GPX file
Al “Sangri-La” ci fermiamo due giorni, per permettere al corpo di assorbire l'{it:acclimatamento}: facciamo un giro anche verso Kumjung e Kumde, due paesini a 3800 metri di quota; sul sentiero ci si ferma all'”Everest View Hotel”, uno dei primi punti da dove si vede la punta dell'{it:Everest}, anche se a rubare la scena è la sagoma dell'{it:Ama Dablam}.
A Namche è d’obbligo anche una visita la museo sulla collina sopra la città, dove si possono vedere gli interni ricostruiti delle antiche case sherpa e dove viene narrata la storia delle conquiste alpinistiche della valle del Khumbu; in un’altra serie di foto che narrano le tradizioni sherpa abbiamo il piacere di vedere ritratta in costumi tradizionali Nima, la moglie di Lhapka (che ci preparerà un succulento pranzetto alla fine del viaggio)!
Namche Bazar è divertente anche per i numerosi mercatini di attrezzatura alpinistica; avevamo già fatto acquisti a Thamel, nel centro di {it:Kathmandu} ma qui ha tutto un sapore migliore!