Adamello Ski Raid – Scialpinismo 2013

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Come si fa a raccontare 8 ore e passa di gara?

Ci vorrebbe un libro intero, oppure essere bravi pop-scrittori, come il primo Enrico Brizzi, oppure come [intlink id=”2551″ type=”post”]Fabrizio Pistoni [/intlink] appena letto….

Sveglia alle tre e trenta per andare a colazione; piove a dirotto, guardo fuori e, saranno i lampioni gialli (urbanisti allarmi!), saranno le insegne luminose ma mi sembra di essere a Milano un pomeriggio di novembre. Per fortuna il morale è alto, e tutto rimbalza sulla corazza che ci siamo montati ieri in una provvida sessione di autostima.

Ci affrettiamo per la colazione; ieri sera con tutta la gente che c’era al ristorante siamo arrivati in ritardo e abbiamo mangiato troppo tardi; questa mattina si ripresenta la scena; buffet semivuoto, sono già passati gli Unni; morso dalla fame, o meglio dalla paura di non aver abbastanza da mangiare, mi fondo in cucina e mi servo da solo recuperando una torta e dei panini con cui fare zuppetta. Siamo lasciati allo stato brado, le cameriere ronfano di gusto.

Purtroppo questo albergo, come tanti altri di queste stazioni sciistiche votate alla grande massa, non sono proprio al livello di un gasthof dell’alto Adige; monoporzioni di burro, miele  e marmellata; fette biscottate in confezioni da due, macchinetta per il caffé automatica… insomma, accontentiamoci.

Si rientra in camera per alleggerirci di materiale organico ed indossare la nostra dotazione per la sfida; imbrago, longe, moschettoni vari; faccio segno evidente al mio compagno, questa stagione in forma strepitosa, che il cordone posso pure usarlo per attaccarmi al suo deretano prima che mi scappi via sulla salita.

Usciamo a prendere l’auto; ci hanno messo a Temù e dobbiamo risalire fino a Ponte di Legno; di lì cabinovia fino all’intermedia e poi si parte; continua a piovere, ma il meteo è dato in miglioramento; ci facciamo un’altra iniezione di fiducia, ma l’acqua batte forte sia sui vetri dell’auto, sia su quelli della cabina ci porta alla partenza; siamo a bordo con due tedeschi dall’accento strettissimo che non capisco; ma dal tono e da certi effluvi che lasciano capisco che la loro tensione è peggio della nostra. Qui piove meno e addirittura nevica un po’, ma non si vede oltre dieci metri, bene, sempre meglio.

Riscaldarsi? Concentrarsi? Mah, aspettiamo al caldo fino a cinque minuti prima della partenza, poi andiamo in griglia, appena il tempo di toglierci la giacca e poi via nel buio dell’alba che (speriamo!) arriva.

Il passo è il solito, ci conosciamo; Daniele come al solito parte forte, io lo tengo a bada  prendendo i punti di riferimento; dopo un pò arriviamo ad un paio di coppie di donne che sono sui nostri ritmi, dovrebbero essere la terza e quarta coppia accreditata sulla carta; superiamo le ultime due e poi tiro il freno di Daniele, meglio non strafare; passano i minuti, regolari, siamo sulla salita del Tonale; ci fanno salire fuori pista, per un attimo ho il dubbio che ci facciano imboccare il Canale del Diavolo, poi vedo nella luce del mattino le funi ed il tornante della Funivia Paradiso; ci siamo, scolliniamo tra ali di folla festante, stiamo bene e mi sembra viaggiamo in buona posizione; il mio compare continua ad accelerare ed io spreco fiato per tenerlo a bada, per fortuna su pendenze più lievi la mia sgambata lunga lo tiene a tiro; comincio a riconoscere un pò di persone e ci si scambiano alcuni commenti; stiamo per arrivare alla Cima Presena, lassù un serpentone continuo, si vedono anche chiazze di sereno, speriamo bene.

Scolliniamo in 1h 45′, entro i tempi previsti; prima del cambio la ragazza di Stefano mi passa provvidenzialmente la borraccia di ricambio; non domando nemmeno  dove sia lui con Paolo per non avere stimoli di accelerare o rallentare; mi basta l’andatura che stiamo tenendo; cambio pelli in un mare di gente urlante, poi giu per la prima discesa nella nebbia. Daniele di solito è più veloce, ma oggi lo seguo bene nella neve fresca ed arriviamo al Mandrone assieme; si riparte per la salita che sembra il tempo volga al bello; non ho ancora ingranato per bene, sento ancora qualcosa che mi blocca, ma al secondo scollinamento arriviamo ancora in forma; si tengono le pelli per un lungo traverso ed allora mi sciolgo, faccio cenno al mio compare di cominciare a menare e partiamo con il recupero, anche se la traccia nella neve fresca non è buona.

A metà del traverso incrociamo Paolo e Stefano, con quest’ultimo non in buona forma; il mio compare li sbeffeggia ed accelera, io lo seguo, arriviamo al cambio sopra il rifugio Garibaldi che abbiamo sorpassato un bel pò di squadre; mi stupisco ancora di come tanti partano veloci e poi si rallentino vistosamente; la loro velocità è così inferiore alla nostra (che certo non siamo dei campioni) che mi fa pensare che siano in evidente crisi nemmeno a metà gara; il gran numero di ritiri poi confermerà questa mia impressione.

Giù adesso verso il Rifugio Garibaldi; qua la neve fresca è minore ed il tracciato è ben battuto e veloce; al rifugio ([intlink id=”1933″ type=”post”]due anni fa[/intlink] con il percorso inverso un caldo assurdo, e l’ultima salita un calvario) ottimo ristoro; guardo titubante le barrette dell’Enervit e ne prendo solo una che cominicio a mangiare mentre attraverso la diga; sarà il mio errore fatale alla gara.

Comincio ad ingranare; Daniele si ferma a fare i suoi bisogni, speriamo non come due anni fa; continuo confidando nella sua rimonta; mi sento bene e  recupero parecchie squadre assieme ad una squadra di svizzeri di lingua francese con cui faremo tutta la gara; arrivati alle zete soto la nord dell’Adamello sono gli unici che si districano bene in un mare di  persone troppo gariste per imparare il mestiere della svolta; arrivati al cancello orario prima del tratto a piedi li vedo in difficoltà e li supero, metto gli sci sullo zaino in un baleno e via per l’ultimo tratto per scollinare; qua addirittura hanno scavato le zete come fossero i tornanti dello Stelvio.

Arrivati al sole, finalmente, un bel teporino; si riparte con gli sci fino alla cime dell’Adamello; Daniele da dietro mi ha raggiunto e mi intima la calma, ma mi sento bene, e con il sole il morale migliora; arriviamo alla cresta dell’Adamello, vorrei fare uno sprint per superare quelle 4 o 5 coppie davanti ma mi ferma. Rimettiamo i ramponi e ci agganciamo alle corde, cavoli questa gara è proprio lunga; per di più siamo intruppati adesso e fino alla cima siamo in colonna. Ecco la cima, Daniele trova la forza di fare un giro ed andare a suonare la campana, via le pelli è giù per il primo tratto sconnesso; parecchi turisti stanno arrivando dal Pian di Neve, in uno sprazzo di sereno si vede il percorso, ora si deve mollare tutto, via!!

Purtroppo così come era arrivato il sole se ne va e siamo di nuovo in nebbia; bisogna mollare gli sci ma si vedono a malapena due pali segnaletici, la neve è pure lenta, ed arrivare al cambio pelli sotto Cresta Croce ci vuole un’eternità. Qui ci fermiamo per ristorarci un pò, ma la borraccia è gelata, i gel sono finiti e si attinge alla riserva, giù nel profondo dei muscoli, il glicogeno rimasto. Peccato che la salita sia piuttosto lunga, molto più lunga del previsto e la riserva non basta; alla fine il mio GPS segnerà 4200 metri di dislivello, confortato dai confronti con gli altri.

Zeta dopo zeta sento venir meno le forze, Daniele mi scappa via, tengo come posso quelli davanti ma sento che da dietro arrivano; i primi a raggiungermi sono le ragazze del quarto posto; passetto dopo passetto salgono regolari; facciamo il cambio assieme ma parto davanti; poi nella nebbia ci incrociamo più volte fino all’ultimo ristoro; con grande sorpresa di tutti non c’è nulla da mangiare, solo del thé caldo offerto gentilmente da un vecchietto.

La discesa è quella che é nella onnipresente nebbia, ed arriviamo all’ultima salita; dovremmo esserci, ma le forze rimaste sono poche; si parte nel nulla con un lungo tratto di piano, sto ghiacciaio sembra non finire mai; ci guardiamo intorno spaesati, tutti affamati, alcuni fuori gara perché ritirato o perché non ha passato il cancello (quello mi pareva di averlo  passato all’inizio, quella la conosco mi sta sempre dietro di minuti, che ci fa qui????), altri turisti cammuffati da racer che passano via veloci, la confusione regna sovrana o sono miraggi?

Qualcuno chiede  da mangiare o sono io che lo chiedo? Mi pare di riconoscere Claudio, un amico di Daniele; è venuto a vedere la gara e mi sembra più in crisi di me. Qua le zete le hanno tracciate proprio male, troppo ripide, siamo all’ultima salita cavoli, un pò di pietà? Siamo quasi al passo, i turni si sono invertiti rispetto a due anni fa; adesso è Daniele che mi aspetta e mi accia in gola una bottiglia di Coca Cola; è maledettamente gelata ma sarà provvidenziare per svegliarmi fuori e permettermi di scendere.

Adesso ci si gioca tutto; l’ultima discesa, prima parte aperta, bella neve, ma (tanto per cambiare) non si vede una cippa; alcuni amici incontrati all’arrivo mi diranno che loro sono passati con il sole, circa un’ora prima… accidenti devo ricordarmi di essere più veloce la prossima volta.

Comincio a prendere fiducia, le gambe non sono poi messe così male, riesco a fare serpentine veloci; passano i due svizzeri in coppia, sciano attaccati come fossero in cordata, veloci ed efficaci, non riesco a seguirli a quella velocità, si vede troppo poco.

Arriviamo al canale, si fa ripido ma almeno le velocità sono commisurate alla visibilità; raggiungo Daniele e dopo il canale la molliamo lungo il traverso, sci che sbattono a grandi velocità, gambe che a fatica controllano, poi comincia il toboga scavato dai numerosi passaggi; per fortuna con i maltempo non c’è nessuno e riesco a cavarmela; arriviamo alle piste senza togliere gli sci, ma la pioggia ha rovinato la neve e ora siamo davvero lenti, ci tocca fare pattinato in discesa.

Finalmente l’argine, siamo a Ponte di Legno; ora si corre per l’ultimo km; “Corri che dietro ci sono tre squadre” mi grida Daniele, un pò di sano agonismo ci vuole, e poi non vorrei farmi passare da gente che ho faticosamente passato in salita o arditamente superato in discesa. Comincio a correre, ma le gambe sono di legno, mi aggrappo ai bastoncini e barcollo fino al ponte; una signora ci fa il tifo, “Sto barcollando ma tutto sotto controllo” le grido strappandole un sorriso.

Arriviamo in 8h 09′, in 84 posizione; siamo partiti in 327 coppie, arrivate 195. All’arrivo pensavo peggio ed ero pure deluso per le otto ore, termine che ci eravamo fissati, poi, vedendo l’ecatombe mi sono ricreduto.

adamello_skiraid_2013

2013 Adamello Ski Raid Tempi Intermedi

Adamello Ski Raid GPX file

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