Persepolis

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Mi sono incazzato.

Mi sono commosso.

Mi sono divertito.

E’ questa dunque l’essenza dell’arte del cinema? Far sognare, riflettere, pensare, incazzare?

Come si può non commuoversi di fronte alla nonna della protagonista? Chi non vorrebbe una nonna così, aperta, disponibile, ma anche fiera e sincera? Chi non vorrebbe dei genitori così? Che ci portano a scuola mano nella mano ma ti redarguiscono quando giochi alla guerra, che escono la sera e ballano con gli amici, che si fanno un goccetto alla faccia del proibizionismo? Quasi non ci si accorge che siamo in Iran, il temutissimo Iran, padre delle prossime minacce all’Occidente. Perché i ragazzi giocano alla guerra come facevamo noi, preché si guardano  e ammiccano come fanno gli adolescenti, perché vogliono uscire la sera e divertirsi, perché vogliono far l’amore.

Cambiano le condizioni al contorno; la dittatura, la guerra civile fra opposte fazioni, la guerra verso il nemico Iraq e poi verso il temuto e sospettato Occidente.

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi, non sono i popoli che si odiano, non sono le masse che vogliono le guerre; siamo solo manipolati da questa parte ceom da quella; quando vedo {it:Ahmadinejad} aizzare le folle mi domando se penso le stesse cose che può pensare uno straniero se vede {it:Mario Borghezio} ad un comizio della Lega. E’ chiaro che ci sono persone che cercano lo scontro, ma molto spesso queste non sono poi le stesse che scendono in campo e combattono in prima persona.

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