Direi che ho fatto bene a finirlo, perché quel pò di colpo di scena finale, direi quasi di lieto fine dopo 29 anni di violenze, liti, risse e sgozzamenti vari, ristabilisce un pò l’ordine del creato.
Poco importa se la storia viene chiusa in fretta e furia dopo che il cattivo passa indenne gli anni della vita di Neve alle spalle dei paesani; dopo un pò non ci si fa più tanto caso alle violenze, agli stupri, agli omicidi efferati, e si aspetta l’ora della fine, contando i giorni di vita della protagonista già definiti all’inizio del libro.
Che sia questo l’intento di {it:Mauro Corona}? Una Arancia Meccanica ambientata nelle nostre vallate?
O forse far dimenticare le scene bucoliche delle vallate alpine (che ogni tanto affiorano qua e la, una sorta di pausa tra una violenza e l’altra) e far conoscere il lato oscuro della gente di montagna, abituata a farsi legge da sé?
Il romanzo ha sicuramente dei capitoli affascinanti; la descrizione dell’amore di Neve, che la consuma piano piano ogni volta che vede l’amato, la “gita” nel mondo dei morti, le sentenze paesane sparse qua e la (a volte un pò ripetittive, come le storielle raccontate dai vecchi)
Dirò che nel complesso preferivo gli altri libri di Corona.