C’è di buono che mi ha fatto tornare voglia di fare l’orto, di mettere le mani nella terra con la schiena scaldata dal sole……
Per il resto un documentario non riuscito secondo me; passi per i validi intenti (peraltro cose trite e ritrite alla gente di montagna che da secoli continua a coltivare le proprie verdure ed allevare i propri animali da cortile ma che magari fanno più presa sulla gente ammassata in città) ma il filo logico perde colpi a destra e sinsitra, accumunando interventi politici a contadini che si rifugiano nella terra avulsi dal mondo che li circonda, bambini americani già vincenti a 12 anni (“We got it!”) a interventi sul razzismo nel mondo in un caleidoscopio di immagini (peraltro bellissime) montante in sequenze frammentate.
Il tutto termina con un lunghissimo, non in termini di tempo ma di aspettative dello spettatore, mini film su un contadino lungo il fiume Adige, nel nord Italia; primissimi piani che per un pò affascinano, poi tolgono definitivamente il respiro e lasciano un senso di angoscia; il bello di stare in campagna è il respiro che il mondo che ti circonda ti da, l’aria che tira, i suoni leggeri di sottofondo, che qui ti vengono tolti. Nono parliamo poi dell’immagine da creato del bimbo che gattona in mezzo al prato….. bleah! Banalità pura.