Quattro ragazini terribili, il Duilio e poi io.
I quattro sono la speranza che il ciclismo non muoia dei propri mali: troppa competizione, troppa specializzazione e troppo costoso sta diventando questo sport nato tra panettieri ed operai. Oramai le gare sono pieni di vecchi (ed io lo sto diventando, ahimé!) con biciclette da 4.000 € ed i bambini sono fuori che applaudono, mentre il contrario succede alle gare di corsa.
Al via non ci provo nemmeno a tenere il loro passo: rapporto peso/potenza nettamente a loro favore, saranno 50 kg in tutto con la bici e sono scattanti, maldettamente scattanti, come è giusto che sia.
Il Duilio invece, con questo nome latino che sa di duello sui campi di battaglia lo trovo lì che mi stuzzica, ogni tanto mi avvicino con un po’ di astuzie in discesa, ma poi lui spiana la salita ed io mi travesto da paracarro con nelle gambe la gara di duathlon di ieri. Forte il Duilio, ci avevo già fatto un po’ di battaglia a San Giovanni: uno che non se la mena, ma sui pedali mena di brutto, con una bici in alluminio montata XT e con ancora il perno del carrettino attaccato!
La Grasparola in bici credo di averla fatta addirittura nel 1989, mentre l’anno scorso mi era piaciuta di corsa; niente classifica ed una bottiglia come pacco gara; peccato che la competizione prenda sempre il sopravvento e succedano anche degli incidenti.