Abbuffata di film quest’anno, grazie al tempo pazzo ed all’abbondanza di ponti; pccato perché no nsono riuscito a vedere qualcosa di verametne nuovo, eccetto per Into the Mind, naturalmente.
High Tension è quello che oggi si chiama un Docufilm, in cui viene narrata l’aggressione di alcuni sherpa a due dei più forti e noti alpinisti mondiali che stanno realizzando imprese straordinarie negli 8000: Ueli Steck e Simone Moro.
I fatti erano già conosciuti agli appassionati, però il film mette in luce il differente approccio dei due alpinsiti; se da un lato Moro si dimostra disincatato sulla cultura sherpa, forte della sua permanenza ventennale nell’area e della sua attività di elisoccorritore, ed è pronto ad affrontare il diverbio ed a risolverlo, Steck reagisce come un bambino a cui hanno appena rotto il giocattolo. Improvvisamente non è più la superstar dell’alpinismo, improvvisamente scopre che quello che fa può andare in contrasto con le ferree regole del business e ne rimane sconvolto.
[wp_youtube]ZWyfHXngTrU[/wp_youtube]High and allowed racconta la ripetizione della spedizione americana alla cresta Ovest dell’Everest del 1963; nonostante sia narrato da una vera star dell’alpinismo narrato come Jon Krakauer il film non riesce a varcare il confine degli appassionati rimanendo un documentario celebrativo; la ripetizione della via non porta a confronti tra i deu mondi separat ida 50 anni di tecnologia e business. Sono interesantissime le visioni cartografiche in 3D delle pareti himalayane.
Into the mind è una vera rivoluzione del cinema di montagna; grazie a tecniche che sembra vengano da un video di MTV tutto il resto sembra lento e muto come un film degli anni trenta. Alle domande rispondono le immagini, ai pensieri si sostituisce una sequenza di action-cam, l’orizzonte sparisce continuamente sopra o sotto, a destra o a sinistra in un percorso all’interno della mente di uno sciatore estremo dall’eccesso, alla caduta ed alla rinascita. Un distillato di immagini da vedere assolutamente, anche in compagnia di un non appasionato.
Change è il solito film celebrativo dell’ennesima star dell’arrampicata, quale Adam Ondra; premesso che non mi attira la ricerca ossessiva dell’eccellenza in un movimento, in un gesto od in un percorso, come un surfista che attenda l’onda sempre più perfetta, un pittore che dipinga lo stesso quadro cercando di renderlo più fedele al vero, il film è a metà un documentario pagato dall’ente turistico norvegese (bellisime le immagini) ed un film di arrampicata, con la vaga idea di costruire un percorso umano di crecita all’interno del viaggio. Il tentativo di risultare educativo verso la vita con le sconfitte, con le difficoltà risulta poco riuscito, o forse solo annegato nelle esigenze del business, avendo di fronte uno come Adam Ondra da sfruttare mediaticamente.
Janapair racconta il giro del mondo avventuroso di un giovane inglese alle prese con la propria tumultuosa vita; fin qui nulla di nuovo verrebbe da dire, il mondo è pieno di pazzi alienati che in difficoltà con il proprio io, lo cercano in un viaggio che sa più di fuga che di avventura. Tanto più sono inesperti tanto più le situazioni risultano divertenti. Qui, oltre a perdere urante il viaggio due amici il protagonista trova pure l’amore e questo diventerà il motivo del film; continuare o no?