Cima Verde in Bondone – Scialpinismo 2021

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Ennesima domenica sul Monte Bondone: a pochi passi dalla ressa della Capanna Viote si riesce a trovare ancora un po’ di pace e solitudine. Partiti vergognosamente tardi, dopo aver accompagnato i boci con Giorgia sulle piste da fondo e bevuto l’ennesimo caffè di una mattinata da storditi, trascino Paolino sulla Cima Verde per l’ennesima volta quest’inverno.

Scialpinismo sulla Cima Verde in Bondone
Sole splendente sulla salita di Cima Verde

Salendo la mattina da Garniga ho intravisto un paio di linee di discesa: non mi ricordo l’ultima volta che l’ho fatta da questo versante; quest’inverno con David abbiamo preso una via meno diretta, inebriati dalla polvere che abbiamo trovato.

Dalla cima mi spingo verso la val d’Adige per scendere direttamente a nord.

Dalla Cima Verde in Bondone vista sull’altopiano della Vigolana e Mattarello.
Discesa di scialpinismo dalla Cima Verde in Bondone
Discesa di scialpinismo dalla Cima Verde in Bondone
Discesa di scialpinismo dalla Cima Verde in Bondone

Siamo scesi un po’ con due tipi incontrati in cima, non proprio chiacchieroni in realtà, cercando una via d’uscita sui salti finali. Paolino a un certo punto non capiva più dov’era e in un momento di sconforto di fronte ai canali di discesa ha esclamato: “Ma adesso dove andiamo?”, poi, rientrato nel bosco, ha apprezzato la bellezza selvaggia del posto concludendo: “Non sembra nemmeno di essere in Bondone!”

Eh già, basta poco per cercare un po’ di natura via dalla pazza folla. E pensare che sono tutti intorno all’unico bar aperto della piana, in fila per una birra o un brulé. Di questi tempi “arancioni”, avere un punto di ristoro che tira avanti nonostante le mille difficoltà, solo per soddisfare la nostra sete è un privilegio, e certa gente in fila invece non faceva che lamentarsi con frasi del tipo. “Dovrebbero metter lì un paio di persone in più!”

Certo, come se fosse facile precettare i dipendenti di domenica in domenica, sapendo che un giorno sei aperto e l’altro no, e che forse farai 100 coperti come nessuno e devi stare alla finestra guardingo a far sloggiare la gente per paura di ricever multe da solerti poliziotti. Mentre mangiavo un panino e bevevo il thé dalla thermos mi sono distratto con la varia umanità presente; tutta gente che poco a che fare con lo sci, venuta solo per prendere un po’ d’aria oppure per la tintarella primaverile. Mentre osservavo divertito un grupp odi cinquantenni flirtare intorno a uno stereo ceh mandava canzoni di Vasco a tutto volume, è sopraggiunta lei, quella che definirei la Regina delle Viote: accompagnata da un microscopico cagnolino con il cappottino (sia mai che prenda freddo il cucciolo…), ai piedi un paio di sneakers basse più bianche della neve che calpestavano e l’immancabile risvoltino con caviglia nuda. Introno alla vita un pellicciotto corto e due occhiali a specchio a nascondere lo sguardo.

Ma siamo in Bondone o a Cortina?

E tutto dalla piana delle Viote: inforco gli sci nuovamente e salgo in Palon: l’obbiettivo è farmi l’ultima discesa fino a Vaneze; risalgo lentamente sotto un sole cocente in tutta solitudine, ma girata l’ultima curva della pista sotto l’impianto della tripla improvvisamente mi sembra di essere a Rimini: l’esigua cima della Montagna di Trento è letteralmente coperta di scialpinisti (o scialpipisti dovrei dire?) multicolori svaccati al sole. In barba al distanziamento il gestore del locale, che dovrà recuperare tutto l’inverno, ha predisposto panche da sagra e tutti sono ammassati uno sull’altro con la birra in mano. Faccio slalom tra sci, racchette, volti abbronzati e sorridenti, come se fossimo a un concerto rock. Sinceramente mi trovo un po’ spaesato, non fosse altro per il periodo che stiamo vivendo. Trovo anche vecchi compagni di gite che notano il mio abbigliamento quantomeno ridondante: che ci faccio con l’ARTVA e la picozza sullo zaino in un contesto simile? A un certo punto vacillano le mie convinzioni e penso di esser io fuori posto, per cui forse è meglio scendere. La pista è in condizioni perfette, come neanche nelle migliori stagioni, e una sequenza di curve da gigante mi riappacifica alla montagna di Trento.

Comunque oggi tra il serio e il faceto in Bondone, the place to be come dicono i bondoneri, ho incontrato un sacco di amici: il Mene in incognito con cui abbiamo finto un litigio per l’ultimo parcheggio libero, il Permaloss che fa lo snob con il Lagorai, il Roberto del nuoto che sta a ruota nel riscaldamento, poi si stufa e ti da una vasca su un 100 stile, il Bicio che ci sta prendendo gusto con lo sci da fondo, il Paolino come detto, Max che mi ha svelato i segreti del GPS ormai 15 anni fa, il Michelino Losso lanciato sulle piste con la figlia, l’esploratore DeBertolini con il figlio e il fratello avvocato, Tovazzi e cognato PaoloCortona giunti a piedi da Cognola, la viaggiatrice Antonella, l’ombroso Bertolli, il Graffer con famiglia.

Insomma, un po’ di socialità che manca in questi tempi di pandemia.

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