Gara di fine stagione in un autunno caldissimo. Il coach LoreBriga ha insistito per anni a farmi andare a questo appuntamento, dove in un fine settimana si concentra lo sprint il sabato e la coppa Crono la domenica, una sorta di gara a squadre dove si parte in 4-5 e si deve arrivare almeno in 3 e dove conta l’amalgama che si riesce a creare nel gruppo, nuotando, pedalando e correndo assieme.
L’atmosfera
Cose da professionisti a Cervia: complice la gara elite vinta dal perginese Pozzati, il cui papà è in squadra con noi, si respira aria di professionismo; anche il più scrauso degli amatori ha una superbici da crono (escluso il sottoscritto) e le Zoom Nike con piastra in carbonio fanno bella mostra in T1: tanto i tendini dopo una certa età sono di vetro! Zambo e io siamo arrivati con il mio super Caddy a metano rifatto a a nuovo, raccontandocela da buoni amici; troviamo gli altri già in frenetica preparazione che hanno passato la notte in hotel lustrando le bici sul poggiolo della camera: noi tiriamo fuori le provviste e facciamo uno spuntino con GigiWatt e KobeMan.
La gara
Le gare di triathlon sprint sono molto tecniche e frenetiche: ogni cosa deve andare al proprio posto e nessun inciampo deve verificarsi: la cuffia messa male, una sberla in acqua che ti rompe l’occhialino, una scivolata in bici (e ne abbiamo viste alla gara del sabato) e tutto sfuma. Dopo un’interminabile attesa parte la nostra batteria, dove assieme sono gli M£, i cinquantenni, e gl iS4, con 15 anni di meno. Strano connubio per un campionato italiano dove chi vuole fare classifica deve anche correre sull’uomo, mala FITRI in quanto a gestione delle gare ci abitua sempre alle novità. Il mio nuoto è sempre così così; nel gruppo non riesco a destreggiarmi evidentemente, perché faccio segnare uno scarso 13′ 40″, seppur il lungo transito a piedi dal bagnasciuga alla T1, ben 800 metri.
In bici non si può fare più di tanto; un percorso ad anello di 7 km a Cervia, dove la difficoltà più grande risiede in due rotonde e una fila di tombini da evitare; man mano che recupero avversari mi si attaccano a ruota e nessuno che da il cambio; dico a tutti che se facciamo 30 secondi a testa poi riposiamo 7-8 minuti e ci guadagniamo tutti, ma nessuno sembra aver fiato nemmeno per rispondere. All’ultimo giro preso da nervosismo punto i tombini e li evito all’ultimo: qualcuno forse dietro di me bucherò almeno! Poco prima di entrare in T2 saltano fuori dal gruppo due fenomeni dell’altra categoria che mi passano prima di entrare in zona cambio; mi girano i cosiddetti e li ripasso entrando prima di loro; il cambio è veloce e le gambe sono ancora buone, ma so che il podio è troppo lontano. Nonostante questo riesco a correre un 5 km in meno di 19 minuti, ma sulla spiaggia subisco anche il recupero finale di alcuni e finiamo tutti in pochi secondi.
Finisco 16 di categoria, troooppo lontano dal podio e comunque contro avversari molto forti; certo che guardando i parziali anche della mia squadra si capisce che in gare così tirate è fondamentale uscire bene dal nuoto per avere un bel gruppo in bici, dove ci sia collaborazione; se poi si mischiano le categorie succede di godere del traino dei più giovani in un mix di confusione che non fa bene a questo sport; siamo tutti amatori, ma le gare devono essere regolari. Mi ricordo a inizio stagione al duathlon dei campionati italiani, dove avevano mischiato categorie anche lì col risultato di trovare tappi sui sentieri.
Coppa Crono
Il giorno dopo è il momento della Coppa Crono, gara a squadre; attesa interminabile perché le 400 squadre partono a cronometro. Nei preparativi cerchiamo di studiare il miglior compromesso tra di noi; il coach ha creato una squadra non proprio equilibrata: secondo la gara di ieri abbiamo quattro tempi diversi per un minuto uno dall’altro, poi sicuramente il Fronza e io abbiamo una marcia in più in bici e corsa, ma Luca ha una crono dietro cui acquattarsi.
Al via della Coppa Crono a Cervia
Nuoto non male, meglio sicuramente di ieri; il mare più calmo e l’assenza del gruppo mi permette di nuotare discretamente; riesco a tirare il gruppo con Stefano, mentre dietro Marco segue e Luca, il più forte di tutti noi, sorveglia e lo spinge in caso di bisogno. All’uscita Marco parte come un razzo e io lo seguo; la zona cambio è veramente lontana! Cambio veloce e via tutti e quattro: la bici non ci viene bene come il nuoto: pur facendo un buon tempo Luca insiste troppo con la crono e probabilmente si brucia le gambe; Marco e io gli diamo cambi con il solo risultato di perdere Stefano alla fine del secondo giro; decidiamo di continuare.
Il gruppo all’ultimo giro in bici
Con la corsa cerchiamo di recuperare posizioni e di far recuperare Stefano; purtroppo Luca deve aver pagato lo sforzo in bici.
Alla fine riusciamo a riunirne il gruppo.