Urban Duathlon di Feltre

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Le gare blasonate lasciamole a quelli fichi.

Le gare dove devi iscriverti mesi prima pagando cifre pazzesche a fantomatiche organizzazioni “non governative”.

Mi hanno gia fregato con i mondiali Xterra e quando ho visto l’opportunità di andare a fare o mondiali FITRI, quelli veri, ho fatto un rapido calcolo delle spese: 150 eurozzi l’iscrizione, 130 eurozzi il body ufficiale della nazionale (che poi lo devono pagare gli age-group per darlo gratis ai pro che sono pure pagati per fare sport???) più viaggio e soggiorno. In totlae quasi 1000 € per tre- quattro giorni.

Sai quante gare ci faccio??

Gare tipo queste, dove ti iscrivi alla partenza, 15 eurozzi per gara, ristoro e maglietta celebrativa che va a riempire la collezione personale in fondo all’armadio, in attesa di essere utilizzata per nar ‘n de l’ort!

Che poi a queste kermesse di paese ti trovi sempre “quel dal formai” che ti mena con due sberle come si fa con una forma di grana ogni sei mesi.

Proprio per questo chiedo in partenza all’amico Simone chi sono quelli forti: me ne indica un paio. Neanche il tempo di memorizzarne il culo che questi partono a 3’30″/km in testa al gruppo. Nemmeno quelli delle staffette riescono a  star loro davanti! Mi accodo al gruppo in evidente affanno: probabilmente i miei bioritmi pomeridiani mal si conciliano con questi sforzi. Per fortuna rallentano sulla lunga scalinata del castello ma io non sono da meno e sono sempre al gancio a rincorrere in fondo al gruppo.

Cerco di tener duro ricordandomi che qua sono l’alfiere dei Gobj che sta lottando per difendere la polenta dai Ciusi in una sorta di disfida alla rovescia. Che non succeda che perda che poi mi tocca mangiare polenta mola come i veneti!!!!

Nel secondo giro cerco di rilanciare con la mia proverbiale falcata spinta, che è più o meno come quella del fondo solo che qua mancano i bacheti. Qualcosa recupero ma la testa della gara è ormai andata.

Termina finalmente anche il secondo giro e non vedo l’ora di montare in bike ma soprattutto di indossare gli scarpini che il proprietario del negozio del paese mi ha prestato. Si perché se è vero che gli sportivi sono mediamente più precisi e metodici della popolazione italica io devo essere l’eccezione che conferma la regola perché non c’è gara che non dimentichi qualcosa: questa volta mi sono portato ben due tipi di scarpe da corsa ma ho dimenticato quelle da bici.

Le scarpine sono un tantino corte ma per stantuffare sui pedali vanno bene. Un po’ meno quando devo scendere su una scalinata per colpa di un paio di biker impacciati e correre bici in spalla;  allora son dolori. Pian piano comunque recupero e quando Giorgia mi dice che sono terzo ho messo già nel mirino il secondo davanti a me.

Medito il colpaccio sulla lunga scalinata in discesa quando sento la catena che salta sulla mia caviglia. Per non farmi male mi fermo e rimetto a posto. Il sorpasso è solo rimandato alla seconda frazione di corsa. Becco infatti subito il tipo ma si accoda e non riesco a cavarmelo di dosso. Che fare? Temporeggiare per giocarsi lo sprint? Dietro avevo intravisto Simone in recupero e piuttosto che subire il recupero decido di tirarmi dietro il tipo. Male che vada sarò terzo.

Mi si accoda dicendo “Siamo a podio vero? Andiamo assieme al traguardo!” Che sono quelle frasi falsissime tipiche da sportivo, da mettere assieme a “Io non prendo roba”, “Non mi alleno mai” e altre amene menzogne che popolano i nostri discorsi.

Sulla scalinata finale forse dovrei stare davanti visto che anche prima riuscivo a recuperare ma decido di stare dietro per infilarlo allo sprint.

Così quando lui lancia la volata io… beh…. lo lascio andare perché non ne ho più!!!!

Ehh che volete, ogni tanto si perde no?

Alla fine buona premiazione con pordotti della torrefazione di Feltre; tra l’altro gentilissimi nel dopogara. Ritmi di gara discreti: la corsa intorno ai 4’/km con un percorso accidentato e fangoso e la bici non male.

La solita ora in zona 5 insomma, giusto per tenere vivo il cuoricino.
Duathlon su Garmin Connect

Il centro di Feltre sarebbe pure bellino ma manca un po’ di cura nei palazzi e di arredo urbano. Per non parlare della periferia dove c’è la fiera della peggior architettura dal dopoguerra ad oggi. La gente invece è vestita di tutto punto per l’aperitivo in piazza e il bar vicino all’arrivo è pieno di bellaggente.

Per quanto riguarda il detto:
“Se vuoi patire le pene dell’inferno, vai a Trento d’estate e a Feltre d’inverno”.

Posso dire che oggi, pur essendo in primavera, al via battevo i denti dal freddo e pur vestito ho avuto freddo tutta la gara…. che clima orrendo!!

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