Cosa fare … cosa fare con una spalla bloccata, l’anca dolente e svariate croste da lebbroso su tutta a parte sinistra del corpo???
Eh sì perché la caduta alla [intlink id=”2867″ type=”post”]Val di Fassa Bike[/intlink] ha lasciato strascichi importanti, ed il braccio sinistro non si muove bene ancora.
D’accordo, potrei stare a casa, ma poi i bimbi vogliono sempre venire in braccio e sai che dolori.. E’ vero potrei stare a casa a riposare, ma poi l’orto chiama, quei misteroti abbandonati in fondo alla memoria che tornano alla ribalta e che ti impongono movimenti assurdi deleteri per il mio recupero…. potrei leggere un libro ma dirò che anche girare le pagine (visto che leggiamo da sinistra a destra…) duole il tendine…… della serie la lingua batte dove il dente duole… Quindi, dopo aver fatto 10 kg di conserva di pomodori, 4 kg di marmellata di prugne, aver portato a spasso i boci (e con il passeggino la mia spalla è pure peggiorata) è ora di prendere una seria boccata d’aria!
E poi l’ortopedico voleva pure darmi cinque giorni di malattia in più; gli ho detto che volevo tornare al lavoro al che mi ha detto: E’ sicuro di non aver battuto anche la testa?????”, per cui un day-off me lo merito.
Dopo dieci giorni fermo con terapia di antibiotici (per le escoriazioni ed i tagli) mi presento al via della edizione zero dell’AVG TRail, praticamente tutta l’Alta via del Granito intorno alla Cima d’Asta di corsa; il gruppo è eterogeneo, ma il tecnicismo ormai ha preso piede anche in questi sport “poveri”: un paio di scarpe da corsa non bastano più, ci vogliono zainetti adatti “pieni di tasche nei posti giusti”, ghette soprascarpe perché non entri il ghiaino (ed in effetti in discesa mi sono abraso il piede destro coi sassolini), calzini lunghi compressivi, bastoncini da running di tutti i tipi, io ho solo un paio di scarpe della Inov8 che riscuoto un certo consenso tra gli appassionati. Briefing pre gara (non è una gara sentenzia lo speaker!!!) in cui si dividono i gruppi; come a scuola chiedo a vari amici “in che file siedono” per capire il ritmo; decido di partire nel secondo gruppo dei cosiddetti “medio-veloci”, tanto poi in discesa rallento.
In partenza si corre, poi il sentiero obbliga a salire tutti in fila al passo; in breve il gruppo si sfilaccia e ci affacciamo alla Val Tolvà sul Monte Coston; sono posti scesi con la gara di scialpinismo della Cima d’Asta, ma il ritmo è comunque tale che riesco a malapena fare un paio di foto, per non parlare del fondo che impone concentrazione; in due ore arriviamo al rifugio Brentari al cospetto di Cima d’Asta dove ci aspetta un bel ristoro; rispetto a tutte le gare ceh ho fatto, apprezzo la possibilità di fare un pò di pausa.
Il capogruppo ci invita a ripartire assieme, frenando l’istinto di un paio di ragazzi; mi va bene, si preannuncia una lunga camminata veloce in montagna; passo dopo passo ritorna in me il ricordo di lunghe gite fatte in gioventù, l’approccio con il sasso, la falcata che si allunga per evitare l’ostacolo; noto con piacere che guadagno facilmente terreno sul tecnico sulle persone che mi sono intorno ; uno in particolare davanti a me ha un particolare talento per indovinare tutti i sassi mobili e piantarci sopra il piede rischiando la caviglia ogni volta, per cui me lo tengo davanti egoisticamente per una bonifica del percorso.
In poco meno di tre ora arriviamo a forcella Magna; sono in tabella di marcia, l’accordo era di tagliare da qui fino al traguardo per un sano ricongiungimento famigliare; mi chiama però la dolce metà e scopro che il bimbo ha la febbre e quindi ho il via libera a finire il percorso; di qui fino a Forcella Buse
Todesche è il pezzo più bello, molto panoramico e scorrevole; e come mi succede speso in montagna quando vedo un percorso minimamente ciclabile comincia il mio scoramento. Da un “Ma qui si può passare in bici?” passando per un “Ma io questo pezzo lo scendo” e per un “Pensa che bel sentierino tecnico da fare in salita” fino ad un “Ma lo sanno che hanno inventato la ruota?” il mio morale cala come la mia velocità; del resto qui a Forcella magna ci arriva una bellissima strada che si può collegare al Passo Cinque Croci.
La discesa verso il Rifugio Caldenave non fa che aumentare il malcontento; il percorso è bellissimo, ma direi quasi da freeride ed aumenta la nostalgia per il mio mezzo meccanico; mi tiene in vita solo il ristoro che trovo in fondo; di qui un orrendo sentiero su ghiaioni che porta all’ultima asperità di giornata per gli ultimi 800 metri di dislivello; peccato che il percorso sia davvero lungo, la agognata forcella Quarazza in realtà si triplica in tre forcelle lontane da raggiungere; finalmente siamo in vista della discesa verso il Lago di Costa Brunella, ma qui per salvare le gambe scendo lentamente a piedi.