Nell’era delle Fake News davano per buona la Gaiarda; salita 10 anni fa a metà aprile quando arriviamo al rifugio Croz dell’Altissimo una distesa di verdi mughi ci fa capire che la strada per la vetta è impossibile e ancor più lo è la discesa.
Il confronto con l’innevamento di soli 10 anni fa è impietoso; l’importante è mantenere lo spirito giusto e la voglia di sciare. Allora c’era il NO WORK TEAM ed eravamo in infrasettimanale, oggi tra pensionati, dopolavoristi, imprenditori di sinistra e vegani convertiti all’orticoltura non si capisce più una cippa; del resto abbiamo ministro dello sviluppo economico uno che non ha mia lavorato, per cui ci adeguiamo.
Io sarei salito verso il rifugio Selvata e il naso dei Massodi, percorso che sembrava ben innevato; invece la proposta di salire a Bocca Tuckett si rivela azzeccata: pendii sostenuti incassati tra alte pareti, con un bel firn primaverile.
Alla sella non si stava in piedi dal vento; peccato avevo quasi voglia di salire in Cima Brenta dal scivolo nord… molto magro anche lui quest’anno; oggi mi sentirei di partire dalla cima anche se sono alla prima vera uscita scialpinistica dell’anno, non come quella volta che mi tremavano le ginocchia…
Così sono tornato al sole e ho risalito un canale tra cima Sella e cima Roma fin dove ho potuto: speravo sbucasse sull’altro versante ma mi sono dovuto accontentare di una bella sciata nel canale.